I protagonisti
I Quattro di Kaja
- Serena della Roja Miranda
- Rebecca Hofer
- Leonardo af Trolle
- Alessandro Russo-Ceri

Serena Della Roja Miranda, detta Titti, è una ragazzina esile, minuta, che dimostra meno anni di quanti ne abbia. Cieca dalla nascita, ha sviluppato talmente gli altri sensi da dare a volte l’impressione di vederci davvero. Cinica e razionale, deve il suo soprannome al canarino che ne fa di tutti i colori a Gatto Silvestro, a causa del suo atteggiamento da piccola bastarda. Le piace provocare gli altri, spesso sfruttando proprio il fatto di essere cieca.
Orfana di entrambi i genitori, vive con la zia, un’erborista appassionata di tutto ciò che è magia, astrologia ed esoterismo. Abituata a cavarsela da sola, Serena sente la mancanza di una figura genitoriale ma non specificatamente dei suoi genitori, che non ricorda. Madre italiana, padre spagnolo, i genitori sono infatti morti in un incidente aereo quando aveva solo pochi mesi.
Non sa leggere bene il braille. Preferisce gli audio-libri. Usa il computer per leggere i testi che trova in rete e che usa per studiare. Riflessiva, intelligente, pratica, è una persona molto pacata, tranquilla, che difficilmente si lascia andare anche in situazioni critiche o di alta tensione. Soprattutto evita di mostrare le proprie emozioni. Manca tuttavia di fantasia. La cecità, invece di aiutarla a sviluppare una certa immaginazione, l’ha fatta focalizzare sugli stimoli esterni. Ha paura di perdere il controllo, non sopporta l’impotenza e si preoccupa se ha l’impressione di essere stata lasciata sola.
Rebecca Hofer, detta Spillo, è una ragazza alta, slanciata, con il fisico da scattista. È il “soldato” del gruppo, quella che deve sempre tirare fuori dai guai gli altri, finendo poi inevitabilmente per ritrovarvisi lei, spesso a causa della sua incoscienza. In effetti è proprio lei che a volte mette nei guai il gruppo, essendo un tipo piuttosto impaziente e irascibile.
Sempre all’aria aperta, alla ricerca di nuove sfide. Un po’ “bulla”, le piace provocare i ragazzi in ambiti tipicamente considerati “maschili”. Ha una vera e propria passione segreta per tutte le forme di mitologia e per la magia in generale, ma pochi lo sanno. Rebecca crede nella magia e nel mondo delle fate.
Se parliamo di sport o comunque di attività fisiche, è una che impara velocemente e riesce subito qualunque attività provi a praticare. Avendo tuttavia poca pazienza, non è una che ragiona molto sulle cose, per cui le riescono difficili tutte quelle che non sono affrontabili con un’azione diretta e decisa.
Leonardo af Trolle, detto Chip, per la sua passione per il programmi e le applicazioni, è il classico “nerd”: magro, non particolarmente robusto, con gli occhiali e, ovviamente, geniale. È quello che riesce sempre a trovare la soluzione giusta al momento giusto. Inoltre è un attento osservatore e un ottimo investigatore. È piuttosto impacciato e si caccia spesso nei guai. Ha una particolare propensione per le lingue e una vera e propria passione per l’enigmistica e la semiotica, che spesso gli permette di decifrare pergamene e formule magiche.
È un tipo introverso, timido, con un grande desiderio di avere degli amici e un forte bisogno di affetto. Non viene mai invitato alle feste e diventa rosso se una ragazza gli rivolge la parola. Spesso viene incastrato dai compagni e finisce per diventare il capro espiatorio quando qualcuno a scuola fa qualche scherzo un po’ pesante. Per questo motivo, pur avendo ottimi voti, soprattutto nelle materie scientifiche, ha spesso brutti voti in condotta, oltre che, ovviamente, in educazione fisica, e un pessimo rapporto con il preside.
È del tutto imbranato per quello che riguarda le attività fisiche, anche se applicandosi alla fine riesce ad ottenere un risultato se lo vuole davvero. Non è certo un’amante delle avventure né particolarmente coraggioso. Ha il terrore degli insetti e non ama la sporcizia o il disordine. Soffre di aracnofobia. Quando si arrabbia, tuttavia, tira fuori un coraggio inaspettato. Il padre è norvegese, la madre italiana ma di origine cinese. Entrambi sono quasi sempre all’estero per lavoro, per cui Leonardo vive presso una delle due sorelle della madre, con la quale tuttavia non ha un rapporto particolarmente buono. In genere lui e la zia tendono a ignorarsi a vicenda.
Alessandro Russo-Ceri, detto Mac, è un ragazzino grassottello, abbastanza basso, con un volto da bambinone. Nonostante questo ha una certa forza perché ha sempre lavorato molto nel costruire cose, anche di una certa dimensione. Il soprannome gli deriva infatti da MacGyver, il personaggio di una vecchia serie televisiva americana, capace di costruire qualsiasi marchingegno con quello che gli passa per le mani. In effetti, Alessandro è l’ingegnere del gruppo, quello che costruisce le cose più incredibili con materiali di fortuna, aggiusta praticamente ogni possibile marchingegno e soprattutto scassina serrature e lucchetti, cosa che si rivelerà utile più di una volta.
Orfano dei genitori, che morirono in un incidente automobilistico quando aveva sette anni, vive con i nonni paterni. I suoi erano entrambi italiani, ma il nonno materno era uno zulu, che lavorava presso l’Ambasciata sudafricana a Roma. Da qui i tratti leggermente negroidi del ragazzo e la pelle scura. È abbastanza introverso e non ama parlare con gli altri. Ha un pessimo rapporto con la grammatica italiana e, quando è nervoso, scivola nel romanesco, soprattutto con frasi idiomatiche e modi di dire.
Vive di fatto nel suo garage, che ha trasformato in una sorta di camera da letto/officina. Il disordine è il suo habitat naturale. Raccoglie di tutto e non butta via mai niente: non si sa mai quando potrà servire. Ha sempre le tasche piene delle cose più impensabili, anche non si sa bene da quanto tempo stiano lì. La pulizia non è il suo forte, d’altra parte la famiglia non è certo ricca, per cui raramente può permettersi di comprare un abito o un paio di scarpe nuove.